DR. ARMANDO MASSARA
Patologie Vertebrali
Ernia del disco lombare
Il disco intervertebrale è un cuscinetto ammortizzante interposto tra una vertebra e l’altra. Il disco è costituito dal nucleo polposo, che è la parte centrale gelatinosa, e l’anulus che è la capsula fibrosa che avvolge il nucleo. L’ernia del disco si forma quando un frammento del nucleo fuoriesce attraverso una lacerazione dell’anulus e si disloca all’interno del canale spinale comprimendo le radici nervose. La compressione della radice causa irritazione e quindi liberazione locale di sostanze infiammatorie che generano il dolore.
L’ernia discale lombare sintomatica è una patologia molto frequente e si stima che la prevalenza sia tra l’1 e il 3% della popolazione colpendo soprattutto le persone tra i 30 e i 50 anni d’età. Nella maggior parte dei casi nell’arco di alcune settimane si verifica un miglioramento o una guarigione spontanea, di conseguenza l’opzione chirurgica non è quasi mai la prima scelta. La terapia conservativa (medica, fisica e rieducativa) è utile nel controllo sintomatologico in attesa di una risoluzione spontanea.
L’intervento più comune è la microdiscectomia in cui si raggiunge il livello interessato dall’ernia attraverso una piccola incisione cutanea e dopo l’apertura del legamento giallo e l’approccio interlaminare si rimuove il frammento erniario. La recidiva di ernia è stimata intorno al 10%.
Stenosi del canale lombare
La stenosi del canale vertebrale lombare è una malattia consistente in un restringimento del canale spinale del tratto lombare all’interno del quale sono situate le radici nervose dirette alle gambe. Il restringimento del canale provoca una compressione delle radici con conseguente comparsa di dolori ai glutei e alle gambe, sensazione di intorpidimento e difficoltà nel camminare. È molto frequente nelle persone al di sopra dei 60-70 anni. Nel corso del progressivo peggioramento naturale della patologia si sviluppa una riduzione dell’autonomia di marcia, definita claudicatio, in cui i pazienti riferiscono di doversi fermare spesso per far cessare una sensazione di addormentamento doloroso delle gambe. Nella maggior parte dei casi è opportuno tentare un trattamento conservativo. Il controllo del peso, l’attività fisica, l’idrokinesiterapia, la cessazione del fumo possono migliorare le condizioni del paziente. Il trattamento chirurgico prevede l’allargamento del canale stretto attraverso la rimozione completa o parziale delle lamine che compongono la parete posteriore del canale.
Discopatia
La discopatia degenerativa è una delle cause più comuni di lombalgia cronica e la sua prevalenza è in costante aumento a causa di fattori di rischio come invecchiamento, obesità, stress cronico, esposizione professionale e fumo di sigaretta. I sintomi associati alla degenerazione discale sono spesso aspecifici; il sintomo più frequentemente riscontrabile è la lombalgia, tipicamente meccanica e generalmente senza radicolopatia. I pazienti nei quali si è verificata la protrusione o l’erniazione del disco possono sviluppare sintomi di compressione tra cui sciatalgia e claudicatio neurogena. La risonanza magnetica risulta essere indicata in pazienti con lombalgia persistente o progressiva o che manifestano sintomi o storia clinica sospetta. Il trattamento iniziale della lombalgia acuta da discopatia è generalmente non chirurgico, ricorrendo a terapia antinfiammatoria e antidolorifica e l’attività fisica. Il trattamento chirurgico della discopatia si avvale dei diversi approcci e delle diverse tecniche di artrodesi vertebrale in cui due o più vertebre sono fuse insieme attraverso una cage che va a sostituire il disco degenerato e un sistema di stabilizzazione con viti e barre posteriore.
Spondilolistesi
La spondilolistesi lombare è una condizione relativamente comune, riconosciuta come causa di lombalgia e radicolopatia degli arti inferiori. La forma più comune di spondilolistesi è quella degenerativa, in cui è riscontrabile uno slittamento in avanti del corpo vertebrale con arco neurale intatto. La risonanza magnetica e l’RX con proiezioni dinamiche svolgono un ruolo cruciale nella diagnosi e nella differenziazione delle diverse tipologie di spondilolistesi. Nella maggioranza dei casi la terapia consiste in un trattamento medico e fisico conservativo. Il trattamento chirurgico consiste nella stabilizzazione vertebrale sfruttando le diverse tecniche in relazione alle condizioni e alle necessità del singolo paziente.
Ernia del disco cervicale
L’età, i traumi, le posture scorrette o le malattie come l’artrite possono portare alla degenerazione del rachide cervicale causando la formazione di ernia del disco. Le ernie del disco cervicali sono spesso asintomatiche, ma quando comprimono le radici nervose o il midollo spinale possono causare dolori lungo le braccia e deficit neurologici. In caso di dolore a un braccio senza deficit neurologici il primo approccio terapeutico è sempre conservativo. La persistenza del dolore, la presenza di un deficit neurologico o il riscontro di danno mielopatico possono rendere necessario un trattamento chirurgico. L’intervento più frequente consiste nella discectomia cervicale anteriore con posizionamento di cage intersomatica (ACDF).
Mielopatia spondilogena
La mielopatia spondilogena cervicale è una patologia degenerativa cronica molto frequente nell’anziano. La degenerazione artrosica delle componenti vertebrali e del disco possono portare ad un restringimento del canale vertebrale con conseguente compressione midollare e danno mielopatico. La compressione sul midollo spinale nella regione cervicale può essere un problema molto serio perché il controllo di tutte le funzioni del corpo passa attraverso il midollo cervicale in quanto tutti i nervi del corpo devono passare attraverso il collo per raggiungere la loro destinazione finale (braccia, addome, gambe). La sintomatologia più comune include cervicalgia o brachialgia, intorpidimento e debolezza di entrambe le mani, andatura instabile e perdita di coordinazione.
La discectomia cervicale anteriore con posizionamento di cage (ACDF) è la pratica chirurgica più spesso eseguita e consente di ridurre la compressione midollare e stabilizzare il segmento interessato. Talvolta può essere necessario anche un approccio posteriore.
Fratture vertebrali
Le fratture vertebrali da compressione sono le fratture più frequenti nei pazienti con osteoporosi. Queste fratture consistono in un collasso di tessuto osseo a livello del corpo vertebrale che può portare a dolore severo e deformità vertebrale. Si verificano più frequentemente nella colonna vertebrale toracica e sebbene l’osteoporosi sia la causa più comune, queste fratture possono anche essere causate da traumi o tumori metastatici e quando una frattura porta a un collasso vertebrale di oltre il 50% c’è il rischio di instabilità segmentaria che si traduce in una più rapida degenerazione della colonna nella zona interessata. Se la frattura determina che una parte del corpo vertebrale eserciti pressione sul midollo spinale o sui nervi, questa potrà generare anche un disturbo neurologico più o meno grave. La vertebroplastica e la cifoplastica sono le procedure più comuni per il trattamento delle fratture osteoporotiche. In caso di instabilità segmentaria, soprattutto nelle fratture traumatiche o secondarie a metastasi, può essere necessario un intervento di stabilizzazione vertebrale.
Tumori spinali
I tumori spinali sono neoplasie che coinvolgono il midollo spinale o la colonna vertebrale. Questi possono essere primitivi, se originano direttamente dal midollo spinale o dalla colonna, oppure secondari o metastatici, nei casi in cui provengono da tumori localizzati altrove. Possono inoltre essere considerati benigni o maligni in base alla loro aggressività. I tumori spinali possono essere classificati in tre grandi categorie: tumori extradurali (per la maggior parte lesioni metastatiche o shwannomi), tumori intradurali-extramidollari (più frequentemente meningiomi) e tumori intramidollari (tra cui astrocitomi ed ependimomi). Il sintomo più frequente sia per i tumori benigni che per quelli maligni è la presenza di un dolore alla schiena di tipo “non meccanico”. A seconda della localizzazione o del tipo di tumore, si possono manifestare altri segni o sintomi in relazione al coinvolgimento delle radici spinali o del midollo spinale.
Il trattamento di queste lesioni è spesso multidisciplinare e bisogna tenere in considerazione lo stato di salute del paziente e l’obiettivo delle cure. L’indicazione al trattamento chirurgico varia a seconda del tipo di tumore: alcuni tumori spinali possono essere rimossi completamente ottenendo quindi un possibile intervento curativo mentre in altri il trattamento è principalmente palliativo, con l’obiettivo di ripristinare o preservare la funziona neurologica, stabilizzare la colonna vertebrale e alleviare il dolore.
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